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Beolchi (EDELA): “Vicini ai bambini che soffrono nel segno di Gaia”

“Gabriella che, come la sua Gaia, ama molto i bambini, è stata sempre impegnata in prima linea al fianco della nostra Associazione. Una sinergia che ora contiamo di rafforzare ulteriormente con la nuova associazione G.A.I.A.”. Roberta Beolchi è la presidente di Edela, Associazione no profit che opera su tutto il territorio nazionale a tutela e sostegno degli orfani del femminicidio e delle famiglie affidatarie. “Questi bambini, oltre ad essere vittime, devono attraversare percorsi dolorosi per la loro psiche. L’iter che devono seguire passa per tribunali, servizi sociali, famiglie affidatarie o adottive. Parliamo di orfani, la cui elaborazione del lutto sarà complessa e controversia. Dovranno elaborare la perdita di una madre ed allo stesso tempo la perdita del padre, in carcere o suicida”.

Gabriella Saracino ha precisato che il supporto agli orfani del femminicidio sarà uno dei primi impegni della sua Associazione.

Conosco bene Gabriella e la passione che la anima, che è poi la stessa che caratterizzava anche Gaia. Il mondo nel quale ci muoviamo è drammatico, ogni giorno ci troviamo a confrontarci con testimonianze forti, agghiaccianti. Gaia amava i bambini, era molto sensibile a queste realtà anche se, insieme alla madre, cercavamo comunque di preservarla, di non farle percepire fino in fondo l’angoscia di certe vite.

I numeri del femminicidio sono drammatici.

In Italia viene uccisa una donna ogni 72 ore e, di conseguenza, parliamo di 2700 orfani. Sono numeri terrificanti, che crescono ogni giorno, perché questa scia di sangue non si ferma mai. Le cronache non ne parlano, perché spesso si tratta di minorenni, e la stampa focalizza l’attenzione sulla donna uccisa e sul suo carnefice.

La stampa è “distratta”, ma la politica?

Purtroppo c’è poca attenzione, anche a livello politico e parlamentare. Basti pensare che, a luglio scorso, è stata riscritta e ripubblicata sulla Gazzetta Ufficiale una legge che prevede un sostegno di 300 euro al mese, praticamente nulla. Molte famiglie inoltre, di fronte alle lungaggini della burocrazia, hanno addirittura rinunciato.

Trecento euro al mese?

Sì, un importo davvero irrisorio, peraltro destinato a borse di studio e altro. Non c’è nulla che li aiuti da subito, nella quotidianità. Le famiglie affidatarie sono lasciate sole, con un’assistenza socio-sanitaria minima, assolutamente inadeguata rispetto alla problematica che si trovano a dover gestire. E pensare che siamo stati tra i primi Paesi a muoverci, ad approvare una legge ad hoc che, però, è di fatto inutile, inaccessibile.

Cosa può fare la sua Associazione per provare a portare questa terribile problematica al centro dell’attenzione?

Sensibilizzare l’opinione pubblica, organizzare eventi e iniziative. Siamo in campo da tre anni e, ogni giorno, proviamo a dare una mano a questi ragazzi e alle famiglie affidatarie. L’Associazione G.A.I.A. sarà un’altra freccia al nostro arco. Bisogna fare rete e combattere insieme.

Come nasce il suo impegno in questo ambito così difficile?

Ho il mio lavoro e le mie soddisfazioni professionali: questa sfida l’ho scelta perché l’ho sentita e la sento mia, ogni giorno. Una volta entrata in contatto con questo mondo, non poteva volgere lo sguardo altrove e fare finta di niente. E’ un impegno che vivo ogni giorno sulla mia pelle, guardando negli occhi questi bambini e aiutando chi, tra mille difficoltà, prova a costruire loro un futuro. E ogni passo in avanti, ogni piccolo risultato raggiunto mi riempie il cuore di gioia e serenità.